altSi deve sfatare un luogo comune della critica letteraria, ovvero l’idea che l’Ortis sia opera giovanile di un Foscolo ventenne. Il primo romanzo della letteratura italiana venne, infatti, rivisto in un ampio arco temporale a partire dalla prima edizione del 1798 fino a quella definitiva del 1816. Già nel 1796, nel Piano di studi, Foscolo accenna a un libro «non interamente compiuto» in cui si deve vedere la genesi del successivo Ortis. La prima edizione del 1798 non fu, in realtà, autorizzata da Foscolo, che aveva lasciato a Bologna il manoscritto incompleto all’editore Marsigli che commissionò il completamento dell’opera al giovane scrittore Angelo Sassoli. «Quasi 130 pagine apocrife si aggiunsero così alle 138 foscoliane […]. Eppure Marsigli […] si vide rifiutare l’autorizzazione a pubblicare il romanzo e si ritrovò con un’intera tiratura inutilizzabile nei suoi magazzini» (Paolo Mattei). Marsigli lo fece pubblicare una seconda volta nel 1799 e una terza nel 1801, incontrando questa volta il favore del pubblico. Foscolo diffidò l’editore tacciando i testi come apocrifi e si accinse a terminare l’opera.