altLetterato italiano di maggior spicco del periodo napoleonico, Ugo Foscolo nasce nel 1778 a Zacinto, oggi Zante, una delle quattro isole dello Ionio, che all’epoca erano sotto il dominio della Repubblica veneziana. Quell’isola, che si specchia «nell’onde del greco mar», rimarrà sempre nel cuore e nella mente del poeta, che vagheggerà sempre la mitica classicità (Venere, Ulisse, le grazie, …), specchio di quella terra che è, al contempo, infanzia, affetto della madre («materna mia terra»), prima esperienza di vita.

Foscolo è figlio del medico veneziano Andrea Poli e della madre greca Diamantina Spathis. Il classicismo di Foscolo ha, perciò, una profonda connotazione autobiografica.
Nel 1785 con l’intera famiglia si trasferisce a Spalato ove studia nella scuola del seminario, ove manifesterà fin da subito la sua indole ribelle. A soli dieci anni, perde il padre e la famiglia si divide presso vari parenti. Solo nel 1792 Foscolo si ricongiunge con la madre a Venezia. Nel sonetto «In morte del padre» (1794) Foscolo ricorda la notte in cui vede il genitore morente «obbliato ogni terreno obbietto/ erger la fronte ed affisarsi in Dio». Con il suo sguardo il padre indica al figlio la direzione, la meta, il destino a cui noi tutti tendiamo. Da quel momento in poi il suo costante punto di riferimento sarà la madre Diamantina Spathis, fulgido esempio di costante fede. A lei chiederà spesso la benedizione in forma epistolare, sentendo la nostalgia di quella fede che aveva in gioventù.