alt«Che cos’è la perfezione di fronte alla santità?… E la santità se non la sete di tutto?… Tutto l’orgoglio è di pretendere di essere perfetto e non di volere essere santo» scrive Gilbert Cesbron (Parigi 1913-1979) in È mezzanotte, Dottor Schweitzer.

La bellezza del volto dei santi

   Charles Moeller scrive riguardo ai santi: «Una sola cosa supera l’opera di Dante (cioè la bellezza dell’arte), la santità vissuta su questa terra. Allora il Paradiso celeste si incarna fin da quaggiù. Il suo candore squarcia un poco le nebbie della nostra valle. Cantare non è nulla, vivere è meglio».   

   Il volto buono, bello e misericordioso del Mistero che opera in mezzo a noi si legge già nelle opere di tanti santi che fanno meraviglie. Non a caso la pedagogia della Chiesa insiste da sempre sul volto dei santi, ce li sottopone quotidianamente all’attenzione, come già la Didakènei primi secoli ricorda: «Guardate ogni giorno il volto dei santi, traete conforto dai loro discorsi».

Ecco perché nel corso dei secoli tantissime persone hanno seguito il fascino di un uomo piccolo, vivace e spiritoso come San Francesco. Hanno seguito colui che, chiamato rex iuvenum (ovvero «il re dei giovani»), cercava in gioventù solo il divertimento. Poi, convertitosi e innamoratosi di Cristo e della Creazione, come scrive lo scrittore inglese G. Chesterton nel saggio dedicato al Santo, divenne «una sublime imitazione del suo maestro e […] uno splendido e purtuttavia compassionevole specchio di Cristo» tanto che chi vedeva quell’uomo poteva capire meglio Gesù Cristo e aveva l’impressione di avere davanti il Signore, nonostante nessuno più di san Francesco ebbe coscienza della sproporzione tra lui e il Creatore. Dio «quando ci impegna per la sua lotta, ci prende come siamo tutti interi: il buono e il cattivo. Se metti un ceppo al fuoco, tutto brucia: anche i vermi che lo divorano» (È mezzanotte, Dottor Schweitzer).