ANNIVERSARI ILLUSTRI
A) CENTO ANNI DALLA NASCITA DI PASOLINI
B) CENTO ANNI DALLA NASCITA DI BEPPE FENOGLIO
C) CINQUANTA ANNI DALLA MORTE DI DINO BUZZATI
ESAME DI STATO 2022. Quale traccia per la tipologia A?
Non credo alle previsioni che vengono offerte di tracce dell’esame di Stato sulla base di presunte fughe di notizie, perché non si sono mai avverate. In secondo luogo, non ritengo che la preparazione dell’ultimo minuto su un ipotetico autore prescelto per la tipologia A possa permettere di affrontare bene l’analisi di testo.
Mi spiegherò meglio. In tutti questi anni chi ha redatto le prove ha sempre fornito una brevissima presentazione dello scrittore (poche righe), corredata da domande che richiedevano una comprensione del testo e una capacità di analisi a prescindere da una precedente conoscenza della poesia o del passo in prosa. Le stesse domande di approfondimento e di inquadramento dell’autore hanno spesso offerto la doppia opzione di approfondire poetica o testi dello scrittore oppure di argomentare una tematica attraverso un percorso di autori che l’abbiano affrontata. Quindi, è davvero importante la conoscenza di un autore per sostenere la prova così come viene preparata dal ministero?
Le tradizionali norme di retorica direbbero di sì. Chi non ricorda il detto che risale a Catone il Censore Rem tene verba sequentur ovvero «possiedi gli argomenti, le parole verranno di conseguenza»? Se un ragazzo o un adulto dovesse scrivere un articolo di giornale o un tema su un poeta dovrebbe senza dubbio conoscere bene l’autore. Qui, però, si tratta di rispondere ad alcune domande su un testo che è fornito. Quando nel 2010 è stata proposta la «Prefazione» di La ricerca delle radici. Antologia personale, gli studenti, nel migliore dei casi, conoscevano dell’autore soltanto l’opera Se questo è un uomo. Eppure avevano tutte le possibilità di affrontare bene la prova. L’approfondimento era relativo alla ricostruzione da parte dello studente di una biblioteca personale costituita da quelle opere che erano state fondamentali nella formazione e nella crescita.
Per quanto riguarda l’analisi di testo in questi anni la selezione degli autori prescelti è stata davvero ridotta, indice di poca fantasia e di una sottovalutazione del patrimonio letterario del Novecento italiano. Ecco i numeri. Sono stati proposti: quattro volte Ungaretti, tre volte Montale, due volte il Paradiso, una volta Saba, Pavese, Quasimodo, Pirandello, Primo Levi, Svevo, Magris, Eco, Caproni.
TIPOLOGIA A TRACCE DAL 1999 AL 2019 (ULTIMO PROVA SCRITTA)
1999 UNGARETTI, I fiumi
2000 Umberto SABA, La ritirata in Piazza Aldrovandi a Bologna
2001 Cesare PAVESE, La luna e i Falò
2002, Salvatore Quasimodo, Uomo del mio tempo
2003, Montale, Casa sul mare
2004, L. Pirandello, Il piacere dell’onestà
2005, Dante, Paradiso XVII
2006, Giuseppe Ungaretti, L’isola
2007 Dante, Paradiso XI
2008 Eugenio MONTALE, Ripenso il tuo sorriso
2009 Italo Svevo, Prefazione, da La coscienza di Zeno
2010 Primo Levi, dalla Prefazione di La ricerca delle radici. Antologia personale
2011 Giuseppe Ungaretti, Lucca
2012 Eugenio Montale, Ammazzare il tempo (da Auto da fé. Cronache in due tempi)
2013 Claudio Magris, dalla Prefazione di L’infinito viaggiare
2014 Salvatore Quasimodo, Ride la gazza, nera sugli aranci
2015 Italo Calvino, Il sentiero dei nidi di ragno
2016 Umberto Eco, Su alcune funzioni della letteratura
2017 Giorgio Caproni, Versicoli quasi ecologici,
2018 G. Bassani, Il giardino dei Finzi-Contini
2019 Giuseppe Ungaretti, da L’Allegria, Il Porto Sepolto. Risvegli
Anche per i non addetti ai lavori emergono alcune considerazioni: la selezione è soltanto sul Novecento (escluso il secondo Ottocento che viene studiato in tutte le scuole in quinta; chi insegna sa, in realtà, che quasi tutti i docenti partono nell’ultimo anno ancora da Leopardi o Manzoni, raramente da Verga), vi sono dei grandi esclusi del secolo (Pascoli e D’Annunzio su tutti) e la letteratura italiana del Novecento appare ridotta, povera e scarna. Perché non ricordare agli studenti che abbiamo tanti scrittori importanti, solo per annoverare qualcuno: Guido Gozzano, Ada Negri, Dino Buzzati, Federico Tozzi, Angelo Gatti, Giuseppe Tomasi de Lampedusa, Giovannino Guareschi, Pier Paolo Pasolini, Clemente Rebora, Carlo Emilio Gadda, Carlo Betocchi, Giovanni Testori, Mario Luzi, Alda Merini, Andrea Zanzotto e Grazia Deledda (quest’anno ricorre il centenario della pubblicazione di Canne al vento).
Ungaretti, Montale, Saba, Primo Levi, Quasimodo, Pavese e altri sono stati proposti per l’analisi di testo, d’Annunzio mai. Perché Saba sì, d’Annunzio no? Non certo ragioni artistiche possono motivare questa illustre esclusione, casomai motivazioni moralistiche o ideologiche. Per caso, il peso di Saba nella nostra storia letteraria e della cultura può essere paragonato a quello di d’Annunzio?
Giuseppe Ungaretti è stato scelto per ben quattro volte: nel 1999 la poesia «I fiumi», nel 2006 «L’isola», nel 2011 «Lucca», nel 2019 “Risvegli”.
Veniamo invece ai nomi plausibili secondo il criterio di chi sceglie le tracce. Solo una volta, e per di più nel lontano 2000, è stata scelta una poesia di Saba, «La ritirata in piazza Aldrovandi a Bologna». Considerati la tendenza a ripetere i grandi della triade «Ungaretti, Saba, Montale» (tre volte Ungaretti e tre volte Montale) e il fatto che Saba sia stato proposto una sola volta, potrebbe essere ripresentato dopo tanti anni un componimento dell’autore triestino. Una bella esercitazione di quello che è il cantore dell’ordinario (parla anche del portiere di una squadra di calcio, della balia, della sua città, della figlia Linuccia, …) sarebbe la lettura della poesia «A mia moglie», in dissonanza con tutta la tradizione cortese occidentale che ha esaltato i rapporti adulterini extra coniugali o le relazioni irraggiungibili.
Nel 2012 è stato proposto per l’ennesima volta Eugenio Montale, forse il più grande poeta italiano del Novecento, ma mi è sembrato eccessivo proporlo per ben tre volte: «La casa sul mare» nel 2004, «Ripenso il tuo sorriso» nel 2008, il brano «Ammazzare il tempo» da Auto da fè nel 2012. Quest’anno potrebbe essere proposto per l’ennesima volta Montale. Come esercitazione sarebbe interessante la poesia «Piove», una parodia de «La pioggia nel pineto» di D’Annunzio.