In Italia la prima esperienza poetica in volgare riguardante temi profani nasce nel Sud e prende il nome di lirica siciliana. Non può essere considerata una vera e propria scuola, perché mancano un maestro riconosciuto e un manifesto che propone la poetica e i temi salienti del gruppo.
Senz’altro il poeta più significativo del gruppo è quel Giacomo da Lentini, che si firma con il nome di “Notaro” nei suoi componimenti, ricordato con questo epiteto anche da Dante quando nel canto XXIV del Purgatorio Bonagiunta Orbicciani riconosce la superiorità del Dolce Stil Novo rispetto alla lirica precedente: ««O frate, issa vegg’io», diss’elli, «il nodo/ che ‘l Notaro e Guittone e me ritenne/ di qua dal dolce stil novo ch’i’ odo!»». In questi versi Giacomo da Lentini diventa addirittura rappresentante emblematico della lirica siciliana così come Guittone d’Arezzo è il più significativo poeta di quella siculo-toscana. Oltre che per le poesie scritte, il poeta siciliano è ricordato anche come il creatore della forma metrica del sonetto. Costituito da due quartine e da due terzine, caratterizzato quindi da una brevità che ben si presta a piccoli quadretti o a rapidi squarci lirici o ancora a poche riflessioni, nei secoli successivi il sonetto diverrà la forma metrica più utilizzata. Nel Canzoniere del Petrarca su trecentosessantasei poesie addirittura trecentodiciassette sono sonetti.