Oltre che coinvolto nella vita militare, Dante partecipò anche all’attività politica, dopo che, mandato in esilio Giano della Bella, furono ammorbiditi gli Ordinamenti di Giustizia da lui emanati secondo i quali i nobili non potevano partecipare all’amministrazione della città. Anche gli esponenti della piccola nobiltà poterono così accedere alle cariche di Firenze, purché s’iscrivessero ad una corporazione. Dante scelse quella dei medici e degli speziali.

Dante fu Priore di giustizia nel bimestre 15 giugno-15 agosto del 1300, l’anno in cui è ambientata la Commedia, l’anno del primo Giubileo indetto dal Papa Bonifacio VIII. Fu proprio sotto il suo priorato di giustizia che vennero mandati in esilio a Sarzana alcuni guelfi bianchi insieme a Guido Cavalcanti, coinvolti in azioni violente ai danni dei guelfi neri. L’amico Guido sarebbe morto nell’agosto del 1300, in seguito alla malaria contratta. Dante non poté collocarlo tra gli epicurei perché il viaggio è ambientato nel marzo o aprile di quell’anno. Pose in quel cerchio il padre Cavalcante de’ Cavalcanti.

Secondo quanto scrive il Boccaccio nel Trattatello, Dante fungeva da capo-delegazione nell’ambasceria che avrebbe dovuto trattare con Bonifacio VIII perché desistesse dall’intromissione nella politica interna di Firenze. Mentre Dante era lontano, ancora a Roma secondo la testimonianza di Dino Compagni, avvenne un colpo di Stato ad opera dei guelfi neri, supportati da Carlo di Valois. Molti guelfi bianchi allora al potere, accusati di baratteria e di peculato, furono condannati a pagare una multa e a restituire il maltolto entro tre giorni. In caso contrario, i loro beni sarebbero stati confiscati e distrutti. Se, invece, avessero pagato, sarebbero comunque rimasti per due anni in esilio fuori dalla Toscana, interdetti per sempre da qualsiasi pubblico ufficio. Secondo una provvisione del 9 giugno del 1302 venivano coinvolti nell’esilio anche i figli maschi maggiori di quattordici anni e le mogli degli esiliati. Nonostante la prevista distruzione dei beni, in caso di mancato pagamento, nessuno dei condannati si presentò a pagare.

Per Dante iniziò l’esilio che compare numerose volte all’interno della Commedia in forma di profezia rivelatagli dalle anime. Ne parleremo la prossima puntata. Non sappiamo quando e se la moglie riuscì a raggiungere Dante. Secondo la testimonianza di Boccaccio, Gemma non fu costretta a seguire il marito in esilio. I figli rividero, invece, il padre.