altIl fatto cristiano è stato il primo fattore di sviluppo e di cambiamento della civiltà occidentale e, a seguire, delle civiltà che lo hanno incontrato. Il cristianesimo non è, però, un fattore sociale e culturale del passato. Non è un motore economico, una spinta alla solidarietà e all’assistenza reciproca. Il cristianesimo ha portato anche tutto questo, ma non può essere ridotto a ciò, non può essere ridotto ai valori e agli effetti che ha portato nel mondo. Il cristianesimo è in primo luogo l’avvenimento e l’annuncio di un fatto, un uomo che ha affermato di essere Dio, è morto, è risorto, un uomo che ha anche affermato che sarebbe stato con noi per sempre, fino alla fine del mondo. La novità di Cristo non riguarda soltanto il cambiamento della civiltà, lo splendore della cultura, dell’arte e della scienza che fioriscono ed esprimono la bellezza del Mistero della realtà. La novità di Cristo oggi riguarda la vita di ciascuna singola persona che, incontrando la sua Presenza e il suo amore nel cammino dell’esistenza, rifiorisce.

Il colloquio di Gesù con il giovane ricco continua, in un certo senso, in ogni epoca della storia, anche oggi. La domanda: «Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?» sboccia nel cuore di ogni uomo, ed è sempre e solo Cristo a offrire la risposta piena e risolutiva. Il Maestro […] è sempre presente e operante in mezzo a noi, secondo la promessa: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo» (Mt 28,20). La contemporaneità di Cristo all’uomo di ogni tempo si realizza nel suo corpo, che è la Chiesa. Per questo il Signore promise ai suoi discepoli lo Spirito Santo, che avrebbe loro «ricordato» e fatto comprendere i suoi comandamenti (cf. Gv 14,26) e sarebbe stato il principio sorgivo di una vita nuova nel mondo (cf. Gv 3,5-8; Rm 8,1-13).