La giornata di uno scrutatore

(di Giovanni Fighera)

«L’unica cosa che vorrei poter insegnare è un modo di guardare , cioè di essere in mezzo al mondo. In fondo la letteratura non può insegnare altro». Così Calvino scrive all’editore francese François Wahl in una lettera dell’1 dicembre 1960.

Ancora Calvino confessa: “Scrivo per imparare qualcosa che non so. Non mi riferisco adesso all’arte della scrittura, ma al resto: a un qualche sapere o competenza specifica, oppure a quel sapere più generale che chiamano “esperienza della vita”. (…) questo posso farlo solo nella pagina scritta, dove spero di catturare almeno qualche traccia d’un sapere o d’una saggezza che nella vita ho sfiorato appena e subito perso”.

Nel secondo capitolo de La giorntata di uno scrutatore il narratore esprime bene lo sguardo ideologico di Amerigo con frasi in cui il verbo “sapere” è centrale: “Amerigo queste cose le sapeva”, “sapeva che una giornata triste e nervosa lo attendeva”. Amerigo sa già, conosce già, non può quindi sorprendersi di fronte al reale. Un conto è sapere, un altro è scoprire e così conoscere.

    Il termine “ideologia” non viene utilizzato qui nell’accezione neutra di Weltanschauung che spesso si incontra nei saggi o nelle discussioni per indicare la visione del mondo e il pensiero di un autore. La parola assume in questo caso l’accezione negativa di pensiero o sistema di pensiero pregiudiziale, senza un fondamento di verifica nella realtà. Quindi, lo sguardo ideologico è quella modalità di trattare il reale  non partendo dall’osservazione e dal desiderio di conoscenza dello stesso, bensì dall’idea preconcetta che si può già avere.

L’antitesi dello sguardo ideologico è la scoperta della realtà, ben documentata dalla novella di Pirandello Ciàula scopre la Luna in cui il protagonista fa la scoperta sulla bellezza della realtà.