Nella società dove comandano i bisogni Leopardi chiarisce il vero e originario desiderio dell’uomo (di felicità, di amore e di bellezza) e ci parla di un cuore che è capacità di Infinito, proprio come se fosse un contenitore che non può mai essere colmato da beni terreni finiti.
Ciò che occorre davvero al lettore di Leopardi è un cuore aperto e che domandi la vita. Solo un cuore che palpiti e che percepisca l’abisso di vita che provava Leopardi può cogliere il vero valore della sua opera. Leopardi, come pochi altri, riesce a ricordarci la vera statura dell’uomo e la grandezza del suo desiderio.
Leopardi ha intuito che per l’uomo l’unica e autentica possibilità di letizia è quella di incontrare la bellezza con la «b» maiuscola, cioè l’Ideale. Lo abbiamo visto nella poesia «Alla sua donna», affrontata da noi all’inizio del percorso. L’unica speranza è quella di percorrere un sentiero nuovo, diverso da quelli fino ad allora percorsi e di incontrarla, così come spesso Leopardi sperava da giovane. Questa bellezza è quanto di più grande l’uomo possa immaginare in terra: è la Bellezza con la «b» maiuscola, l’Ideale. Se qualcuno la amasse, la sua vita sarebbe più felice, sarebbe come quella che nel cielo «india», cioè porta a Dio; se l’amasse, l’uomo cercherebbe la virtù, la bontà. Leopardi sembra avvertire l’urgenza di Dio e lo invoca, lo sfida a epifanizzarsi: è un grido umanissimo (perché Dio non ti riveli?) che si tramuta in preghiera o in invocazione (Dio rivelati).