In un mondo in cui sembrano dominare l’homo oeconomicus, che pensa a soddisfare i suoi bisogni e i piaceri, e l’homo technologicus, che provvede a fare e a realizzare sempre meglio, Leopardi riporta in primo piano l’unico uomo che sia veramente tale, che non sia bestia e gregge. Quell’homo religiosus con le sue domande sulla vita e sul destino, che permangono oggi come un tempo con tutta la loro urgenza di risposta e che riecheggiano con potenza nei versi del Canto notturno quando il poeta si rivolge alla Luna: «Ove tende/ Questo vagar mio breve,/ Il tuo corso immortale? […] Che fa l’aria infinita, e quel profondo/ Infinito sereno?[…] E io che sono?».

Nella società dove comandano i bisogni Leopardi chiarisce il vero e originario desiderio dell’uomo (di felicità, di amore e di bellezza) e ci parla di un cuore che è capacità di Infinito, proprio come se fosse un contenitore che non può mai essere colmato da beni terreni finiti.

Ciò che occorre davvero al lettore di Leopardi è un cuore aperto e che domandi la vita. Solo un cuore che palpiti e che percepisca l’abisso di vita che provava Leopardi può cogliere il vero valore della sua opera. Leopardi, come pochi altri, riesce a ricordarci la vera statura dell’uomo e la grandezza del suo desiderio.

Leopardi ha intuito che per l’uomo l’unica e autentica possibilità di letizia è quella di incontrare la bellezza con la «b» maiuscola, cioè l’Ideale. Lo abbiamo visto nella poesia «Alla sua donna», affrontata da noi all’inizio del percorso. L’unica speranza è quella di percorrere un sentiero nuovo, diverso da quelli fino ad allora percorsi e di incontrarla, così come spesso Leopardi sperava da giovane. Questa bellezza è quanto di più grande l’uomo possa immaginare in terra: è la Bellezza con la «b» maiuscola, l’Ideale. Se qualcuno la amasse, la sua vita sarebbe più felice, sarebbe come quella che nel cielo «india», cioè porta a Dio; se l’amasse, l’uomo cercherebbe la virtù, la bontà. Leopardi sembra avvertire l’urgenza di Dio e lo invoca, lo sfida a epifanizzarsi: è un grido umanissimo (perché Dio non ti riveli?) che si tramuta in preghiera  o in invocazione (Dio rivelati).